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domenica 20 maggio 2012

Finalmente!

Vale verso il suo secondo posto, seguito da Stoner - (Fonte MotoGP.com)
Valentino Rossi ha completamente "ucciso" il week end di gare per tutti gli altri italiani impegnati in Francia: ha fatto una gara così bella come non se ne vedevano da almeno un paio d'anni, sia per lui che per la sua Rossa di Borgo Panigale.
E l'ha fatto in una giornata di lutto per le terre nelle quali Ducati è nata e vissuta, nelle quali tutt'ora è fonte di orgoglio e di lavoro per gli uomini che la progettano e la costruiscono.

Onore al merito del Funambolo di Tavullia che oggi ha dimostrato a tutti di avere ancora la voglia di correre, la voglia di arrivare al limite, di spingere la sua moto oltre quel limite e perché no? Di rubare la scena al suo vecchio compagno di squadra che ha corso una gara incredibile, dimostrando una superiorità tecnica e di carattere che non a caso ricordava quella dello Stoner nella miglior forma: prendendo il comando da subito, spingendo sul bagnato come nessuno aveva coraggio di fare, senza strafare, stando sempre uno scalino sopra a tutti gli altri, ma tutto questo non è bastato: il vero protagonista è Valentino e il 99 vincente deve chinarsi al 46 secondo e staccato non di poco.

La sfida a suon di sorpassi e contro sorpassi con la coppia di piloti Yamaha Tech3 prima, il recupero su Stoner e la battaglia con quest'ultimo negli ultimi giri, hanno infiammato il pubblico, in pista come a casa, tenendo tutti con il fiato sospeso e nel mio caso non è un modo di dire, dovevo veramente ricordarmi di respirare ogni tanto. Questa è la MotoGP che voglio vedere, fatta dagli uomini non dalle prestazioni delle moto, dal carattere dei piloti e dalla loro voglia di arrivare davanti!

Tutto è stato a dir poco perfetto, almeno fino a Fuorigiri, quando un Bobbiese sempre più biondiccio con quello che mi sembra tanto un parrucchino di dubbia qualità, avendo a sua disposizione un collegamento in esclusiva in diretta con Dovizioso, pensa bene di iniziare con una "domanda" da premio Pulizer che suonava più o meno così: "Tu negli scorsi giorni hai detto che Valentino prende più soldi di te per i meriti del passato, ma che in realtà oggi non li vale, a quanto pare Rossi ti ha risposto subito in pista!".
Io capisco che il giornalista deve fare notizia, ma questo non è giornalismo: è spazzatura da "Chi", "Cioè" e altri giornaletti scandalistici di quart'ordine. Forse Bobbiese dimentica che quei piloti rischiano l'osso del collo ogni volta che scendono in pista, che siano gare o semplici test, che quei piloti vivono già in un ambiente duro e competitivo come pochi nello sport, che Dovizioso, anche se non è Valentino Rossi, è un pilota di serie A, uno di quelli che ogni domenica lotta nei primi cinque posti della classifica motociclistica più competitiva del mondo e lui cosa fa? Gli chiede se è cosciente del fatto che Valentino l'ha sverniciato e gli ha ricacciato in gola una critica più che comprensibile quando arriva da un altro pilota italiano che, come tanti prima di lui, non deve solo combattere con gli avversari in pista, ma anche con l'ombra sempre presente del campione indiscusso delle due ruote suo connazionale. Veramente c'è uno solo di voi che pensa che Valentino mentre sorpassava Dovizioso prima e Stoner poi, lo faceva pensando "Ecco, questo lo faccio per rispondere alla critica di Dovi!"?

Non mi stupirei se Dovizioso non sarà più così disponibile con i giornalisti Mediaset d'ora in avanti, perché è vero che per lui è tutta pubblicità e gli serve non poco, ma a tutto c'è un limite e non credo che la pubblicità valga il prezzo di certe domande e polemiche volte solo a umiliarlo pubblicamente per poter osannare ancor di più Valentino Rossi.

Vi prego: fermate Bobbiese.

Baci,
UsuL.

giovedì 17 maggio 2012

Accidenti a Max Biaggi

La monolitica casa su ruote di Valentino Rossi
Questa mattina, come sempre sorseggiando il primo di una lunga serie di caffè doppi, leggevo i messaggi notturni dei vari Brivio, Edwards e tutti quelli che mi sono perso dovendo dormire, quando mi sono imbattuto in uno di Max Biaggi: "Buongiorno gente. Per me è notte qui in California. Tutto ok ora provo a dormire. Che ne pensate della SBK su Italia 1?? Commentate.".


A parte quel commentate finale che ogni volta che lo rileggo lo faccio con la voce simil Hittler o in alternativa simil Frau Blucher di Frankenstein Jr., il suo tweet mi ha per un attimo "costretto" ad affrontare semi seriamente quello scenario: la Superbike su Italia1, e le relative conseguenze che questo implica, accidenti a lui.


Non voglio nemmeno trattare i discorsi triti e ritriti sui commentatori, le redazioni sportive e amenità varie, perché ne ho già parlato a sufficienza. Piuttosto stavo pensando a cosa concretamente cambierà per il campionato e per noi spettatori.


Italia1 è indubbiamente più attrezzata, professionale e con un bacino di spettatori molto più ampio rispetto a La7, quindi c'è da aspettarsi un'impennata di telespettatori che vedranno le gare e di conseguenza una maggiore diffusione della Superbike tra chi non è motociclista, ma gli piace guardare le gare.
Questo ha un primo aspetto positivo: l'aumento della visibilità coincide quasi sempre con un aumento del valore di uno sport per gli sponsor che investono in esso. Con maggiore appetibilità per le aziende che vogliano farsi riconoscere abbinando il loro logo a moto e piloti della SBK, aumenteranno anche le entrate dei team e di conseguenza spero che toglieranno l'assurda regola della "moto singola", adottata per limitare i costi, ma che per ora sta solo limitando il campionato: se a Monza ci fossero state le due moto, molto probabilmente non ci sarebbe stato il pasticcio dei piloti che non volevano partire: bastava prendere la seconda moto con l'assetto per il bagnato e si gareggiava.
Maggiore visibilità vuol dire anche che probabilmente un maggior numero di case produttrici che prendono parte al campionato in modo ufficiale, ora come ora le uniche moto "factory" ufficiali sono BMW e Aprilia se non erro, mentre Ducati, Kawasaki Suzuki e Honda sono affidate a team privati, con supporto delle case produttrici, ma comunque date in mano a privati.


A questo proposito non so quanto sia un bene che le case produttrici rientrino direttamente nel mondiale: si sa che quando c'è un team ufficiale, i team "satellite" hanno materiale "inferiore" a quello del team ufficiale per non impensierirlo agonisticamente, mentre quest'anno per esempio, Ducati fornisce le stesse moto a tutti i team impegnati in pista e lo spettacolo di conseguenza aumenta non poco con Guintolì, Smrz, Checa e Giugliano che hanno tutti un mezzo all'altezza di stare in cima alla classifica.
Siamo sicuri che avere i team impegnati direttamente sarà uno spettacolo migliore, o piuttosto non sarebbe il caso di avere una regola per cui i mezzi dello stesso produttore debbano essere uguali, senza differenze tra i team che corrono con la stessa moto, per favorire la competitività di tutti e quindi rendere più incerto il campionato? Non è forse questo uno dei punti dolenti della sorella maggiore, la MotoGP, dove i team ufficiali schiacciano tutto e tutti, con buona pace per lo spettacolo e tre piloti che corrono solitari gara dopo gara? Spero che chi di dovere mediterà su queste cose, so che non leggeranno mai il mio blog, ma la pulce nell'orecchio so come fargliela arrivare, non preoccupatevi.


C'è un altro aspetto che cambierà, forse subito dal 2013, ma di sicuro dal 2014: l'accesso della gente comune ai box/paddock.


Personalmente ho il mio spacciatore di "pass paddock" personale, è serio, professionale e sempre disponibile a mettermi al collo uno di quei bei pass grigi, nulla di speciale o elitario, ma comunque gratis. Una maggiore visibilità vorrà dire una maggiore richiesta da parte degli spettatori di poter entrare nei paddock, ora come ora chi ha il biglietto per vedere la gara, può comprare l'estensione ai paddock del biglietto stesso, non c'è nulla di difficile, basta pagare qualcosa in più e si può tranquillamente passeggiare nel retro box, incontrare i piloti, farsi fare un autografo o una foto con loro, ci sono quelli più o meno disponibili, quelli che si stanno facendo conoscere e quindi spendono più tempo con il pubblico come Giugliano e quelli che son fin troppo famosi e quindi non si fermano per nulla al mondo come Biaggi e Melandri, ma sta di fatto che, annusare l'aria che tira dietro le quinte, è una possibilità per chiunque voglia provare l'esperienza e se non si vuole spendere soldi c'è sempre l'open paddock del giovedì: non ci sono pass, biglietti o altro, i paddock sono aperti al pubblico senza limiti o pedaggi, i piloti passeggiano più o meno tranquillamente tra i tifosi e gli appassionati e puoi vedere giovani coppiette in cui lui sembra un bambino in un negozio di caramelle, mentre lei si guarda attorno annoiata, così come padri che portano i loro giovani figli a toccare con mano il mondo del motociclismo agonistico, a farsi firmare il capellino da questo o quel pilota, con la speranza del padre di vedere un giorno il figlio in pista come Valentino Rossi.


Tutto questo, mi sa tanto che finirà.


Forse resisteremo abbastanza se non ci sarà quel 46 giallo in pista, ma se dovesse arrivare, addio open paddock, addio pass, addio estensione del biglietto: flotte di invasati vestiti di giallo che non sanno manco mettere la prima su una moto invaderebbero i già angusti spazi dei retro box, picchetterebbero l'area circostante il motor home nero e monolitico del campione di Tavullia, renderebbero impossibile all'organizzazione aprire i cancelli, così com'è in MotoGP oggi.


Più sponsor, più soldi, più visibilità, implicano sempre una limitazione all'accesso del pubblico ai loro beniamini, non per cattiveria, ma perché non ci sarebbe lo spazio fisico per accoglierli in tutta sicurezza, per loro e per i piloti.


Devo ammettere quindi che ho la terribile sensazione che nei prossimi anni non potremo più respirare l'aria dei box anche se non siamo addetti del settore e questo, devo ammetterlo, mi rende un po' triste, ma come si suol dire: non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Se da un lato sono contento che la Superbike diventi più famosa tra il pubblico non strettamente motociclistico, dall'altro non posso non rammaricarmi di quello che la cosa comporterà quasi sicuramente.


L'unica speranza è che Valentino Rossi non corra in SBK, ma è sempre più flebile come speranza. Non che io abbia nulla contro la persona, intendiamoci, ma è lo stuolo di tifosi che si porterebbe dietro come personaggio a crearmi problemi.


Chi vivrà, vedrà. Ora è inutile fasciarsi la testa prima del necessario.


Baci,
UsuL

mercoledì 16 maggio 2012

Superbike vs MotoGP la guerra dei giornalisti

Italia ... UNO!
Dopo l'annuncio di SKY, arriva anche quello di Mediaset a riguardo dei diritti televisivi della MotoGP, quindi riassumendo: nel 2013 Mediaset si fa in due e si prende carico sia della MotoGP che della Superbike, mentre SKY subentra nella MotoGP dal 2014.


Questa è la cronaca "seria", mentre sul fronte della cronaca da bar, che come si nota dal titolo del mio blog è l'unica che posso permettermi di fare, la guerra a colpi di 140 caratteri su Twitter, è più calda che mai, con Misterhelmet da un lato e Guido Meda dall'altro.


Nel mezzo tante persone qualsiasi come me, che un po' leggono le stoccate da un lato e dall'altro, e un po' commentano o cercano di "inserirsi" nella contesa.


Alla fine della fiera si tratta solo di campanilismo in stile calcistico tra chi, come Meda è appassionato di MotoGP e chi come Misterhelmet è appassionato di Superbike?


Non credo: il punto è che, pur se ogni tanto ci casco anche io, noi persone comuni che viviamo le gara solo dalla televisione, non possiamo capire veramente il loro campanilismo, più che altro perché un conto è guardare le gare, un altro è l'essere lì in circuito, vivere interi week end in mezzo a team e piloti, fare serata con i tecnici a ridere e scherzare, diventa una grande famiglia allargata e per una persona come Meda, pensare che la azienda ha abbandonato la copertura mediatica di quella famiglia, pur capendone ovviamente i motivi, dev'essere una brutta sensazione.


Poi la voglia di punzecchiare e stuzzicare non manca nemmeno a me, devo essere sincero, del resto negli ultimi anni le stoccate alla Superbike in casa Mediaset non sono mancate e per chi ama il motociclismo in generale, non è facile guardare la MotoGP e sentire quelle battutine sulla Superbike, a prescindere dal fatto che la SBK sia effettivamente o meno inferiore alla GP.
E' ovvio che personaggi come Misterhelmet si "accaniscano" sulla redazione Mediaset che un anno fa crocifiggeva la Superbike e che da domani dovrà beatificarla, perché il lavoro è lavoro e di sicuro non potranno "sminuire" il giocattolo che hanno appena comprato.


Per tracciare una linea di confine in questo discorso che rischia di diventare un cerchio di "è vero che, ma ...", dico solo che al di là degli sfoghi più o meno giusti di alcuni, sarà interessante vedere nei prossimi giorni, come i giornalisti gestiranno una situazione che li vede protagonisti di quelle speculazioni, critiche e ipotesi che fino a qualche giorno fa erano loro a fare a proposito di Valentino Rossi e di cosa farà l'anno prossimo.


E' proprio vero: la vita è una ruota che gira.


Baci,
UsuL.

lunedì 14 maggio 2012

Superbike vs MotoGP la guerra dei tifosi

L'ultima gara di Superbike a Donnigton Park di ieri, ha riacceso prepotentemente le polemiche a distanza tra i supporter del campionato delle derivate dalla serie e quelli della classe regina, la MotoGP.


Lo spettacolo messo in scena dai cinque piloti che si sono dati battaglia e che hanno offerto due gare da infarto, unito forse anche alla notizia che Mediaset abbandona la trasmissione della MotoGP a favore della Superbike nel 2013, ha scatenato valanghe di messaggi on line tra i tifosi dei due campionati e l'attuale team di Mediaset per la MotoGP, in particolar modo Guido Meda e Paolo Beltramo, che si son trovati sommersi dai tweet, più o meno educati, di chi gli faceva notare che quelle di ieri sono le gare che vogliamo vedere, non la rincorsa a distanza misurata esclusivamente dal cronometro che loro si ritrovano a commentare per la MotoGP.


Devo essere sincero: questa "lotta" fratricida tra campionati di motociclismo non mi piace, mi ricorda troppo le dispute calcistiche, le tifoserie becere e ignoranti che sostengono questo o quel calciatore, piuttosto che questa o quella squadra, a prescindere dallo sport, a prescindere dall'impegno dei diretti interessati, solo per potersi scontrare, solo per poter dire "Ho ragione io!", e questo modo "a testa bassa" di tifare per la Superbike piuttosto che per la MotoGP o viceversa, nei messaggi di ieri era comune sia al normale tifoso/spettatore come me, sia però ai giornalisti sportivi che dovrebbero essere molto più obbiettivi di quello che ho visto.


Vi faccio un esempio, questa mattina leggendo gli "strascichi" di questa semi polemica, mi sono imbattuto su di un tweet di Alberto Porta: "Divertentissima Superbike. I "motoscontri" però sono figli di errori e di guida imprecisa...".
In due gare disputate ieri, ci sono stati tre episodi di rilievo classificabili come "motoscontri": la sportellata di Melandri a Biaggi, il tamponamento di Checa su Laverty e ovviamente il contestatissimo incidente tra Rea, Haslam e Melandri all'ultima curva prima del traguardo di gara due.
Una frase come quella scritta da Porta sotto intende che tutto il divertimento della Superbike erano i motoscontri, ma non è così, anzi direi che in una sola delle due gare i cinque protagonisti che si son dati battaglia per la vittoria, si sono sorpassati tra loro in modo del tutto regolare e privo di qualsiasi contatto, più volte di quante i protagonisti della MotoGP si sorpassano in un'intera stagione. Ed è questo il punto più contestato dagli appassionati, seppur moderati, come me: che in MotoGP lo spettacolo non è più dato dall'agonismo tra i piloti, ma dalle prestazioni cronometriche dei loro mezzi e chi ha il mezzo più evoluto e con l'assetto migliore vince.


Rispettare la professionalità e il talento dei piloti, di tutti i piloti, è un punto fermo per me: siano piloti MotoGP o Superbike, sono comunque professionisti con un talento che va molto al di là di quello che ogni comune motociclista può anche solo immaginare e quando parlo della MotoGP in relazione allo spettacolo offerto, di sicuro non mi permetto di criticare i piloti o i team, ma piuttosto voglio far notare come negli ultimi anni questo campionato sia lentamente, ma inesorabilmente scivolato nel tecnicismo così estremo dei mezzi, da appiattire completamente il ruolo del pilota, da mortificare totalmente lo spettacolo e chi, come Porta, critica ora una Superbike che fa scintille, dovrebbe ricordare quando qualche anno fa vedeva nella sportellata di Valentino Rossi a Sete Gibernau il sale della competizione, ma le sportellate non erano figlie di errori e guida imprecisa? Allora anche Vale sbagliò e guidò in modo impreciso, ah no, certi assiomi valgono solo per gli altri, come nel calcio: il rigore è sacrosanto se è a favore della tua squadra, ma anche un cieco avrebbe visto che non c'era contatto se è contro la tua squadra.


Al di là delle mie considerazioni personalissime riguardo a quale dei due campionati sia il più spettacolare, quello che proprio non riesco a sopportare è di leggere certe esternazioni di giornalisti a favore di una MotoGP solo cronometro e tecnicismo e contro una Superbike combattuta e vissuta giro dopo giro, che arrivano a sminuire, con le loro parole, le battaglie, le rimonte e i sorpassi, che sono molto simili alle stesse battaglie, rimonte e sorpassi che, fino a qualche anno fa, loro stessi commentavano come spettacolo puro!


A nulla è valso il messaggio di Valentino Rossi che candidamente ha esaltato la gara della Superbike, rammaricandosi che nella sua MotoGP uno spettacolo del genere non si vede più, la logica della difesa ad ogni costo del "proprio campionato" ha preso il sopravvento su tutto e così Meda e Beltramo continuano imperterriti a difendere spada tratta il campionato dei cronometristi.
Spero solo che entrambi l'anno prossimo non seguano l'azienda in Superbike, ma che restino al commento della MotoGP, perché vederli fare un altro dietro front e tornare ad esaltare l'agonismo in contrapposizione al tecnicismo, sarebbe troppo anche per me.



Baci,
UsuL.

domenica 13 maggio 2012

Domenica d'infarto

Melandri festeggia la prima vittoria BMW: la sua.
Che Domenica da infarto!


Penso innanzitutto all'odio che le consorti e le compagne proveranno per i loro uomini, imbullonati ai divani in una giornata motoristica tra le più impegnative, iniziata con gara1 della Superbike, continuata con il Gran Premio di Formula1 e subito dopo seguita da gara2 della SBK, mancava solo la MotoGP, ma forse è stato un bene così perché se non altro noi piccoli appassionati guardoni di Twitter, abbiamo potuto leggere tutti i messaggi di apprezzamento ai piloti Superbike da parte di tanti piloti e tecnici della "classe regina", tra cui il messaggio di Valentino Rossi che laconicamente dice: "Che razza di gara la Superbike!Che bagarre,bravi tutti,peccato per le BMW all'ultima curva. Purtroppo le nostre gare sono diventate molto più noiose.".


Ed è stata proprio una domenica da triplo infarto del miocardio per gli appassionati di motociclismo, sostenitori di qualsiasi marchio o pilota, perché lo spettacolo messo in pista da Melandri, Haslam, Biaggi, Rea e Sykes sia in gara1 che in gara2 è stato veramente incredibile: cinque piloti continuamente in bagarre, senza strategie, senza tattiche di squadra, solo tanta passione e agonismo.


Gara1 vede la prima vittoria della BMW nel mondiale Superbike con Marco Melandri, che coincide con la prima doppietta, visto che il buon Marco è seguito sul traguardo dal compagno di squadra Haslam, la gioia e l'entusiasmo per questo risultato hanno mandato alle stelle il morale, che all'ultima curva di gara2 è ridisceso alle stalle, quando nella battaglia per conquistare la vittoria, la BMW di Haslam viene toccata dalla Honda di Rea e cadendo, in perfetto stile bowling, stende anche la moto gemella del suo compagno di squadra Melandri e così il sogno della doppietta replicata in gara2 svanisce nel più rovinoso dei modi con le due moto della casa tedesca che rotolano nella sabbia all'esterno dell'ultima curva, dell'ultimo giro, di una gara vissuta curva dopo curva, senza certezze su chi fosse il migliore, senza guardare i rilevamenti cronometrici perché quando i piloti respirano direttamente i gas i scarico di chi li precede, non c'è cronometro che tenga, c'è solo la passione della corsa.


L'anno prossimo Mediaset trasmetterà la Superbike, mentre la MotoGP passerà a SKY, sono sicuro che dopo una domenica come questa, nell'azienda del biscione si stanno sfregando le mani, pensando a quanto spettacolo potranno offrire al loro pubblico, sopratutto in rapporto alle gare che ora trasmettono, che potrebbero far meritare a Ezpeleta, il patron della MotoGP, una laurea onoris causa come Anestesista specializzato.
Ora rimane da capire come si muoverà tutto il mercato del giornalismo sportivo: Guido Meda seguirà l'azienda nel nuovo campionato o seguirà il vecchio campionato nella nuova azienda?
E se Meda passerà a SKY per continuare a seguire la MotoGP, chi lo sostituirà ai microfoni di Mediaset? Che sia lecito sperare nel ritorno del "Grande Vecchio", Giovanni Di Pillo?

Di Valentino Rossi in Superbike non ne voglio nemmeno parlare, so che ci sono voci che lo vorrebbero nel team BMW Motorrad al posto di Melandri nel caso il funambolo di Tavullia si trasferisse di campionato, ma sinceramente ora come ora credo che sia molto, troppo presto per parlarne: cadrei anche io nella "trappola" del dare notizie "possibili" e nulla di più, ma se saprò qualcosa di più concreto ne parlerò.


Resta il fatto che oggi abbiamo vissuto una domenica che non ho problemi a definire il "Nirvana dell'agonismo motociclistico" e spero di viverne ancora molte così, senza misurare la prestazione di un duello in pista in base ai tempi sul giro, ma solo in base alle staccate, ai sorpassi e perché no, anche alle sportellate.


Baci,
UsuL.

mercoledì 9 maggio 2012

Capro Espiatorio?

Il ginocchio di Melandri "segnato" dalla parabolica di Monza
Stavo leggendo la notizia secondo cui la Infront, (la società che gestisce il campionato mondiale Superbike), non prenderà sanzioni dirette per Marco Melandri, reo di aver "ostacolato" l'avvio della seconda discussa manche a Monza, spegnendo il motore della sua BMW.
Comunque verrà escluso dalla "Commissione Sicurezza", che consiglia la direzione gara in fatto appunto di sicurezza per i piloti durante i week end di gara.

Non so a voi, ma a me sembra molto una presa di posizione "forte" con i deboli e "debole" con i forti da parte di Infront, che definisce Melandri "non più in grado di rappresentare il volere del'intera griglia di partenza".
Ma rappresentare il volere dell'intera griglia di partenza è quanto meno impossibile: si sapeva che i piloti inglesi, più abituati a situazioni critiche come quelle di domenica, avrebbero voluto correre, così come i piloti meno blasonati e con più voglia di competere a tutti i costi come l'ottimo Badovini o il giovane rampante di casa Althea Giuliano, avrebbero preso il via per dimostrarsi all'altezza e per giocare la carta delle condizioni particolari. La questione secondo me non è tanto "rappresentare il volere dell'intera griglia di partenza", quanto avere l'esperienza, la professionalità e la saggezza di comprendere quando in una determinata situazione è meglio rinunciare a gareggiare in favore della sicurezza.

Attenzione, qui arriva il vero punto focale della situazione per come la vedo io: correre in sicurezza.

A Monza infatti il problema non era la pista bagnata, ma il fatto che le gomme da bagnato non potessero reggere senza letteralmente distruggersi dopo pochissimi giri. Cerchiamo di capire quindi perché i piloti si sono trovati a dover decidere se partire o meno con gomme slick, (completamente lisce), in condizioni di pista umida e a tratti bagnata, piuttosto che partire con gomme da bagnato che dopo tre o quattro giri avrebbero letteralmente perso i pezzi.

Non è forse questo il problema vero?

La Pirelli ha spiegato che non c'erano gomme da bagnato abbastanza resistenti da poter sopravvivere ad un tracciato veloce come Monza, ma che al tempo stesso quello brianzolo è l'unico circuito dove questo problema si pone, quindi, pur sapendo di questa eventualità, non hanno prodotto una gomma da bagnato più resistente perché sarebbe stato l'unico circuito in cui utilizzarla e solo in caso di condizioni meteo molto particolari, guarda caso però esattamente quelle di domenica.

Quindi abbiamo "virtualmente" tre possibili imputati per una punizione:

1) Marco Melandri, che facendo quello che era chiamato a fare come commissione sicurezza, ha bloccato la partenza.

2) Pirelli, che pur sapendo che le loro gomme non erano adatte, non ha fatto nulla per cercare di porre un rimedio.

3) Infront, che sapendo dei gravi problemi di Pirelli, (il sabato era chiaro a tutti, anche a me che ero a bordo pista tra il pubblico), si è ostinata a spingere per lo svolgimento della gara. Con il risultato che alle prime due, e dico due, gocce di pioggia, la stessa è stata subito interrotta e annullata.

Indovinate un po' chi ne ha subito le conseguenze di questi tre? Non di certo la Infront che avrebbe dovuto recitare un mea culpa che avrebbe "leso la loro immagine", ma nemmeno Pirelli, il colosso dei pneumatici che investe milioni di euro nella SBK, ecco quindi che il cattivo è Melandri.

A questo punto mi chiedo sinceramente, da semplice osservatore esterno di questo meraviglioso mondo delle due ruote, se è il caso di avere una commissione sicurezza vera e non una commissione sicurezza che si comporti e decida come meglio crede la Direzione Gara, pena l'esclusione nel caso in cui questa non faccia quello che Infront vuole.

Se Pirelli avesse fornito pneumatici degni di girare a Monza in condizioni di semi asciutto o se Infront avesse avuto il coraggio di dire "con queste condizioni le gomme non reggono, meglio non rischiare", non ci sarebbe stato bisogno di un Melandri che spegne il motore in griglia e oggi non ci sarebbero tante discussioni, ma con il senno di poi son capaci tutti a dire la loro, me compreso, l'unico che ha preso una decisione immediata è stato Melandri e per questo ha pagato.

Baci,
UsuL.

I limiti imposti dalla mancanza di limiti

Smrz del team Effenbert
Rieccomi dopo una pausa di un paio di giorni, che ho dedicato alla vita di tutti i giorni, qui tra le montagne trentine dove vivo da qualche anno.


In questa breve pausa è successo di tutto, prima un lunedì dedicato alle polemiche sulla gara di Monza in Superbike, poi il martedì ravvivato dalle notizie del ritiro di Valentino dalla MotoGP, la solita "fonte vicina al pilota", poi smentita dal pilota nell'eterno balletto degli scoop più o meno inventati, ma anche la notizia ventilata del ritiro del Team Effenbert dalla SBK, indiscrezioni li vogliono pronti al passaggio alla MotoGP.


Quello di cui vorrei parlare però è una riflessione leggermente più ampia di questi due filoni di notizie: la limitazione allo spettacolo imposta dalla mancanza di limitazione allo sviluppo tecnologico.


E' infatti a questa mancanza di limiti che imputo un po' tutti i problemi dell'attuale motociclismo: dalla totale assenza di spettacolo inteso come sorpassi e gare incerte in MotoGP, alle scene quasi imbarazzanti di una griglia di partenza congelata in Superbike, tra i fischi del pubblico che crede di aver pagato per vedere le moto girare a tutti i costi, anche della vita di chi le guida.


Tutti quelli che domenica scorsa stavano fischiando si sono dimenticati quanto rischia un pilota e quei grandi campioni del passato che si sono fatti beffe dei loro colleghi in attività, forse si sono scordati che guidavano moto con meno cavalli di quelle che attualmente anche un quarantenne con la panzetta da uomo sposato come me può facilmente comprarsi, ed è questo il punto, le moto da competizione di oggi sono così potenti ed estreme da imporre tutta una serie di compromessi che ne limitano la possibilità di utilizzo: vanno a 340 Km/h sul rettilineo di Monza, ma allo stesso tempo distruggono le gomme più morbide e intagliate usate per la pioggia che, se fossero abbastanza dure da resistere all'attrito, non sarebbero più abbastanza morbide da garantire l'aderenza sul bagnato.
I piloti di oggi quindi si ritrovano a dover decidere se rischiare l'osso del collo oppure no e non stiamo parlando di qualche osso rotto guaribile in qualche settimana o mese, ma di rischiare la paralisi com'è successo a Lascorz a Imola, quelli che hanno fischiato a Monza se la sarebbero sentita di rischiare una vita sulla sedia a rotelle per lo spettacolo?


Siamo veramente arrivati al punto in cui il circuito del motociclismo deve diventare il moderno colosseo, con gladiatori pronti alla morte pur di dilettare gli spettatori paganti?


La tecnologia moderna ha fatto passi da gigante e le moto che vediamo oggi nei circuiti mondiali, sia quello MotoGP che quello SBK, sono così oltre i limiti che conoscevamo quand'eravamo ragazzini, che si stenterebbe a crederlo ed è per questo che in MotoGP basta un non nulla a rendere una moto vincente come Ducati nel 2010, in una moto da parte medio bassa della classifica nel 2011 e 2012, così come in Superbike, le moto derivate della produzione in serie, potrebbero tranquillamente competere tra i prototipi della MotoGP, sfrecciando a quasi 350 Km/h.


Che sia il caso di fare un passo indietro nella corsa alla velocità assoluta e alla prestazione a tutti i costi?


So anche io che l'essenza di una gara di velocità è la velocità stessa, ma non credete anche voi che stiamo andando un po' troppo oltre?


Questo sviluppo a tutti i costi sta uccidendo lo sport a favore di una superiorità in pista che inizia nei laboratori di chi ha più risorse da investire in tecnologie che permettano di surclassare gli avversari, ma è veramente questo che vogliamo vedere quando ci sediamo sulle tribune di un circuito o sul divano di casa di fronte alla televisione?


Non è un caso che i piloti di campionati "minori" come la Stock1000 o la Supersport siano riusciti a gareggiare a Monza domenica scorsa, non perché avessero più coraggio dei loro colleghi più blasonati della Superbike, ma perché i loro mezzi erano meno estremi e riuscivano a gestirli anche nel caos assoluto di una pista per metà sotto il sole cocente e per metà sotto il diluvio universale.


Forse il punto cruciale che avrebbe evitato l'imbarazzo della griglia di partenza domenica scorsa, sarebbe stato un regolamento che ponga dei paletti allo sviluppo estremo di una Superbike che dovrebbe essere meno prototipo derivato da una moto di serie e più una moto di serie elaborata si, ma che ancora resti fedele alla moto dalla quale nasce.
Anche perché se la Superbike vuole essere l'espressione di quello che potrebbe essere una moto stradale che voi e io possiamo comprare, ma estremizzata per la competizione, questa non può arrivare ad essere praticamente un prototipo la cui unica somiglianza con la moto che troviamo nel concessionario è a grandi linee l'aspetto della carena.


Limitare l'elaborazione farebbe bene a tutti: alle case impegnate nel mondiale che spesso di ritirano perché oramai la SBK ha costi così esorbitanti da sembrare quasi la MotoGP, ai team che trovando in pista moto più simili tra loro potrebbero permettersi di correre e avere l'occasione di vincere anche con moto meno evolute e quindi costose, al pubblico che troverebbe lo spettacolo classico della Superbike e forse anche ai giornalisti che non dovrebbero decidere se lamentarsi della carenza di sicurezza una domenica, solo per potersi lamentare del poco coraggio dell'organizzazione la domenica successiva, perché è facile criticare a tutti i costi, il difficile è riuscire a fare giornalismo senza essere per forza lo "Sgarbi" di turno.


Baci,
UsuL

domenica 6 maggio 2012

Ultimo giorno

Il bar del circuito
Visto il noto teorema per il quale la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo, ieri la connessione a internet ha deciso di abbandonarmi, impedendomi di tediarvi con le mie considerazioni sulle prove ufficiali di questa Superbike tutta matta, in cui il meteo sta veramente creando scompiglio e confusione, rimescolando di continuo le carte in tavola.

Dopo un venerdí all'insegna della BMW, gli esperti ben informati stavano giá piazzando le loro scommesse sulla vittoria di Melandri, ma i temporali che erano previsti sul circuito, hanno fatto puntualmente il loro arrivo, seminando il panico alla fine delle prove del mattino, mandando un bel po' di piloti a saggiare le vie di fuga e la densità della ghiaia alla curva parabolica.
E' cosí che le bicilindriche di Borgo Panigale hanno ribaltato i pronostici e dopo aver sofferto il venerdì a causa della zavorra che ne limita le prestazioni in fatto di velocitá assoluta, sul bagnato hanno tirato fuori l'orgoglio tipico della bicilindrica nazionale, (Valentino guida una 4 cilindri, per cui non conta), piazzando Guintolí in pole.

Ora i pronostici sono completamente ribaltati e i pretendenti al titolo di Carlos Checa sono costretti a inseguire e ancora questa mattina il meteo schizzofrenico alterna minacciosi nuvoloni neri,con un caldo e confortevole sole.
Tutto è appeso ad un filo, nulla è certo,  con un occhio al cielo e uno alle previsioni meteo, tutti i team dovranno scommettere su cosa succederá e i pretendenti alla vittoria sono molti, dalla Aprilia di Max Biaggi che vuole riscattare la sconfitta dello scorso campionato, alle BMW di Melandri, Fabrizio e Haslam, ognuno con la voglia di dimostrare chi dovrebbe essere considerato il pilota di punta della casa tedesca, ma senza dimenticare la verdona di Sykes!

Per fortuna questa è la superbike, nulla è scontato o prevedibile, i contendenti alla vittoria sono sempre molti e nulla è scritto fino alla bandiera a scacchi!

Baci,
UsuL

venerdì 4 maggio 2012

Ed eccoci qui, dopo la mattinata passata a guardar le prove libere della MotoGP, gentilmente ospitato nel camion Ducati presente nell'area Village del circuito, ora mi sto preparando alle fasi salienti di questo appuntamento brianzolo per la Superbike.
Per rispettare la mia tradizione in questi casi, mi sono tuffato al bar del circuito, dove le piastre sfrigolano, con la salamella e la cipolla che la fanno da padrone.
Sorseggiando una meritata bionda, ho avuto anche modo di fare due chiacchiere con simpaticissimo papà che oggi portava il suo piccolo di due anni per la prima volta in circuito.
Di per se non ci sarebbe nulla di strano o speciale, ma il tempo speso con papà Massimiliano e suo figlio Andrea, mi ha ricordato una volta di più perché amo la Superbike: la passione che leggi negli occhi degli appassionati che possono vivere la gara nel migliore dei modi, direttamente nel circuito, a contatto con le moto e i loro beniamini, che tranne rari casi, si concedono volentieri ai loro tifosi per una foto, una chiacchiera, una pacca sulla spalla.
Ed è cosí che passeggiando per i paddock puoi vedere Troy Corser abbracciato dai tifosi, non dietro ad una catenella, ma direttamente in mezzo a loro, senza filtro, senza bodyguard, il pilota, il campione, l'uomo che coincidono per l'ennesima foto abbracciato all'ennesimo appassionato, chiunque esso sia e qualunque maglia indossi, sia rossa Ducati, che verde Kawasaki, non importa.
E come non gioire dell'affetto della gente per Giancarlo Falappa, il Leone, sempre presente in qualsiasi circuito non ostante i problemi fisici che ancora oggi lo perseguitano, con la schiena dolorante, Giancarlo c'è e ci sará sempre per tutti.


Il  rombo dei motori risuona intorno a me, ed è la migliore colonna sonora che potrei chiedere mentre scrivo, ma la bionda è quasi finita e io voglio tornare tra gli altri appassionati, magari a fare quattro chiacchiere con il Dr. Costa, che è qui a promuovere il suo libro dedicato a Marco Simmoncelli.


Baci,
UsuL.

giovedì 3 maggio 2012

Immagini

Qualche foto, giusto per gradire.







L'aria del circuito

Eccomi arrivato In circuito, l'aria è quella serena, quella della quiete prima della tempesta. Qui a Monza infatti ne vedremo delle belle, tra l'Aprilia di Biaggi con il motore aggiornato e piú veloce che mai, la Kavasaki di Sykes che ha voglia di concretizzare le belle premesse viste fino a oggi, ma anche con il pensiero a Laskor, la BMW di Haslam che ha giá dimostrato di correre per i primi tre gradini del podio e quella di Melandri che sicuramente ha voglia di riscattarsi dopo le polemiche degli ultimi giorni, senza dimenticare Rea, più affamato di vittorie che mai, con una Honda che ha voglia di dimostrare che anche senza l'aiuto diretto della casa madre è in grado comunque di vincere.
L'unica casa che sembra essere esclusa dalla lotteria dei vincenti, sembra essere proprio la Ducati, penalizzata dalla zavorra imposta dal regolamento, paga troppo in velocitá pura e Monza è il tempio della velocità.

Ora vi saluto e inizio il mio peregrinaggio nella Terra Santa della Velocità.

Baci,
UsuL.

P.S.: perdonatemi eventuali bestialità grammaticali ed errori, per la prima volta vi scrivo "live" con il tablet!

Pronti, attenti, VIA!

Il cruscotto "personalizzato" della mia MiTo
Lo zaino è pronto, macchina fotografica e tablet hanno le batterie cariche, i vestiti per climi diversi: dal caldo tropicale al freddo polare sono stipati nel trolley, quindi sono pronto alla trasferta!


In questi giorni scriverò dai paddock di Monza, quindi a meno di impreviste visioni estemporanee, non vedrò nulla di quello che succederà in Portogallo nella MotoGP, in compenso potrò assaporare dall'interno la Superbike!


Adoro i paddock, l'odore di motori, il costante rumore che emettono, vuoi da dentro i box, sordo e cantilenante, vuoi dalla pista, un urlo acuto che squarcia l'aria. Monza poi con i suoi rettilinei ti permette di godere a pieno dei diversi suoni che emettono le diverse marche, ognuna con il suo timbro distinto e unico, sia quando il motore spinge, che quando l'elettronica del controllo di trazione lo fa borbottare e scoppiettare come un mitragliatore.


Basta! E' ora di caricare il mezzo a quattro ruote, (rigorosamente un'Alfa MiTo rossa come le safety car della SBK) e di mettersi per strada!


Baci,
UsuL

mercoledì 2 maggio 2012

Riuscirà mai il mondo a non sbranare chiunque non dica forza Vale?

Lo spunto per questa piccola riflessione me l'ha dato Marco Melandri, che si è sentito in dovere di lasciare un messaggio nel suo sito a proposito delle ultime polemiche che l'hanno, suo malgrado, visto protagonista.

Per chi non lo sapesse, (anche se credo che pochi non abbiamo letto gli articoli sull'argomento), Melandri via twitter ha detto a chi lo segue poche e precise parole:

"Non ho il talento di chi ha vinto 9 mondiali, ma ho avuto l'umiltà di aver rinunciato a milioni di euro e rimettermi in gioco senza scuse e senza l'appoggio della stampa dalla mia. Scusatemi ma questa è una vittoria come uomo, perché ho rispettato me stesso e ne vado fiero! Ringrazio chi mi è stato vicino in momenti difficili. Perché odiavo tutto e tutti e grazie a loro non ho mai smesso di credere in me. Non critico chi è in difficoltà perché so cosa sta passando, ma chi ci vuole fare credere che la soluzione é dietro l'angolo."

Credevo che fosse abbastanza chiaro il concetto espresso: Marco, pur riconoscendo di non essere il talento mondiale che è Valentino, nel momento in cui non ha avuto spazio in MotoGP per poter fare bene, ha rinunciato agli ingaggi milionari, ma su moto che non avevano speranze, per andare in SBK, con ingaggi molto meno allettanti per poter seguire la sua passione di motociclista senza dover scendere a compromessi come uomo, il tutto con postilla finale di rispetto nei confronti di Vale e della sua difficoltà, (che lui ha provato sulla sua pelle).
Forse però è proprio la postilla finale il problema che annulla tutto quello di cui ha parlato prima: la critica a chi vuol far credere che la soluzione è dietro l'angolo, quindi alla stampa specializzata che segue Valentino come i pesci pilota seguono lo squalo.

Quella frase finale probabilmente ha dato fastidio a tutti quelli che, oramai dall'anno scorso, si sono rassegnati a fare la stessa domanda dopo ogni gara: "Cosa c'è che non va nella moto e come si risolve il problema per poterti vedere di nuovo vittorioso?".

Quella stessa stampa di settore che, quando al posto di Valentino c'era Melandri, si limitava a bollare il buon Macho come un pilota alla frutta che non riesce a guidare una moto vincente, visto che Stoner lottava sempre per la vittoria, ma che di fronte ad un Valentino nella stessa situazione, non può dire lo stesso e quindi mentre prima il problema era il pilota, oggi magicamente è diventato la moto.

Io non oso dire se il problema è l'uno o l'altro, non ne ho le competenze sportive, tecniche e giornalistiche, quello che penso l'ho già detto in passato, ma posso arrivare solo fino ad un certo punto, lungi da me pretendere di arrivare oltre, ma sta di fatto che posso mettermi nei panni di Melandri, posso capire che, come uomo e come sportivo, vedere la differenza di trattamento tra lui e Rossi da parte della stampa, gli abbia fatto girare non poco i santissimi attributi e vorrei vedere a chi non sarebbero girati.
Eppure sembra che toccare Valentino Rossi, anche solo menzionarlo in una critica contro tutt'altre persone, sia il biglietto gratuito per una bella gogna mediatica, (come va di moda questa terminologia da politico corrotto beccato con le mani nel sacco), ed ecco che un piccolo sfogo contro chi in passato ha speso parole poco simpatiche nei suoi confronti, diventa magicamente un attacco di Melandri contro Valentino e giù di titoli al vetriolo, polemica innescata e alimentata da quelle stesse penne che in realtà sarebbero dovute essere il bersaglio dello sfogo del pilota BMW, ma che magicamente rigirano la frittata, interpretano a modo loro quelle parole di sfogo a mezzo twitter e invece di dire "mea culpa" per il trattamento riservato in passato a Melandri, arrivano a criticarlo ancor di più per aver osato parlare di Valentino Rossi.

Un giorno Valentino si ritirerà dalle corse, quel giorno molti "giornalisti" non sapranno più cosa scrivere, moltissimi "tifosi" dimenticheranno il motociclismo che non hanno mai veramente capito e il mondo delle due ruote tornerà ad essere il piccolo universo di appassionati come me, che non sentono il bisogno di giurare eterna fedeltà al 46, ma che si limitano ad apprezzare e rispettare ogni pilota che dia loro emozioni, a prescindere dal suo numero o dalla moto che guida, con le loro preferenze, ma senza esagerare.

Baci,
UsuL.

Rispondendo a Paolo Gozzi sul futuro della SBK

Paolo Gozzi
Preparandomi alla trasferta di Monza, leggevo questo articolo/riflessione di Paolo Gozzi a proposito di come dovrebbe/potrebbe cambiare la Superbike nel prossimo futuro.


Per chi mi ha letto in questi prime settimane di pubblicazioni sul mio blog, sa che mi sta a cuore l'argomento, perché sono fermamente convinto che modificare l'attuale struttura delle gare della Superbike è l'unico passo logico da farsi, sopratutto per rendere il campionato più telegenico dando maggiore appetibilità anche agli sponsor, senza i quali, si sa, non si farebbe nulla.


Gozzi chiede il parere dei suoi lettori e io, da bravo "giornalista specializzato da sottoscala", come sicuramente mi definirebbe lui, gli rispondo condividendo le mie impressioni con voi.


Alla fine del bel articolo, Gozzi sintetizza i suoi possibili futuri per la SBK in tre punti:
1. Tutto come adesso: due manche con tre ore di intervallo.
2. Una gara unica, con pit stop obbligatorio.
3. Due gare più brevi ma in successione, con intervallo di 20 minuti.


Invitando i suoi lettori a proporre nuovi futuri possibili, io personalmente sono molto interessato ad uno di questi punti, ma andiamo per gradi.


1. Tutto rimane così com'è.


Sinceramente, da appassionato della Superbike, mi piace il sistema attuale, per vari motivi logici oltre al semplice fatto che è quello a cui siamo abituati, ma c'è anche da dire che crea molto più "movimento" nel campionato: non siamo di fronte a una gara secca, i punti assegnati sono sempre "suddivisi" in due gare che, essendo disputate in due momenti diversi della giornata, spesso sono molto diverse tra loro, vuoi per le modifiche alle moto tra una gara e l'altra che possono correggere eventuali piccoli problemi riscontrati in gara uno, vuoi per le condizioni metereologiche che possono essere molto diverse tra la tarda mattina e il primo pomeriggio.
Le due manche sono perfette per il pubblico in pista: riempiono la giornata degli spettatori che così hanno più spettacolo nel corso della giornata, ma rimane il fatto scottante che per i telespettatori, ma in generale per il pubblico a casa sia esso alla TV o meno, diventa molto difficile poter seguire con continuità una giornata di gara, spesso significa non muoversi di casa per poter vedere entrambe le manche oppure dover sacrificare la visione di una delle due.
Se tutto quindi rimanesse così com'è non si perderebbe nulla, ma non si guadagnerebbe nulla, la Superbike rimarrebbe il campionato più amato dai veri motociclisti, ma nulla di più: non farebbe mai presa sul grande pubblico.


2. Una gara unica con pit stop.


Quest'idea circola da un po' tra i "bene informati" del web, ma sinceramente non mi piace per nulla: si tratterebbe infatti di creare, come già ho detto in passato, un ibrido tra un Gran Premio e una gara di Endurance, più lunga di un GP, ma più corta di una gara di durata, con un pit stop obbligatorio per tutti.
Cosa non mi piace di questa formula?
Innanzitutto il pit stop, tralasciando gli eventuali problemi economici per i team dovuti all'allestimento di sistemi per il rifornimento rapido e il cambio gomme, (non sono macchine, non basta svitare i bulloni e via), quello che proprio non mi piace dell'idea del pit stop è che si creerebbe un paradosso come nella Formula1, in cui negli anni la strategia ha falsato più di una gara: basta un errore da parte di un meccanico o di chi decide quando il pilota deve rientrare, per far perdere posizioni su posizioni al pilota.

Anche la durata non mi convince: è vero che non sarebbe come una gara di Endurance, ma si parla comunque di quadruplicare il numero di giri, (ho letto che li si vuole portare a 70/80 giri), quindi una durata corsa di almeno un paio d'ore, una gara così lunga non credo che possa essere più di tanto appetibile per un pubblico televisivo di "non appassionati", oltre al fatto che si perderebbe sicuramente lo spirito combattivo e sopra le righe che è la caratteristica più bella della SBK: con tanti giri in ballo i piloti tenderebbero a gestire di più la gara con un occhio alla sua durata, andando così a correre con l'occhio alla strategia più che al sorpasso.


3. Due mini gare in successione.


Quest'idea mi piace moltissimo: secondo me sarebbe senz'altro una novità, accentuerebbe l'agonismo a tutti i costi delle due manche, creerebbe una gara più vicina alle esigenze televisive, manterrebbe anche la possibilità di assestare il set up della moto tra le due gare.
Darebbe modo ai piloti di dare il massimo in entrambe le manche, tranquilli per il fatto che nella breve pausa tra le due gare, le loro moto verrebbero rifornite, le gomme verrebbero cambiate ed eventuali piccole modifiche dell'assetto potrebbero correggere comportamenti non voluti del mezzo.
Il tutto per una durata corsa di un'ora o poco più, perfetto per la televisione.


Staremo a vedere cosa decideranno di fare i vertici della Infront!


Baci,
UsuL.

martedì 1 maggio 2012

Gossip e Superbike, cercando di sopravvivere ai bagordi del 1° Maggio.

Davide Tardozzi
Mancano pochi giorni all'appuntamento di Monza con la Superbike, si lo so che c'è anche il GP del Portogallo nella MotoGP, ma la mia passione originaria è la SBK e in più sarò presente nei paddock, quindi ne consegue che quella di Monza è la gara che sto aspettando di più.


Leggevo prima che sarà presente anche Davide Tardozzi nei box a Monza e la mente è partita a immaginare, anzi a sperare nel suo ritorno nei box della Superbike, magari con un nuovo team ufficiale Ducati Corse.


La possibilità, come dicevo qualche giorno fa, è tutt'altro che remota, vista la politica Audi riguardo alle competizioni a cui partecipa con le sue auto. Pensare che per il 2013 si possa cambiare radicalmente con il disimpegno dalla MotoGP e un rinnovato impegno nella Superbike non è un'ipotesi così azzardata.
Se poi fossero vere le ipotesi di ritiro dalla MotoGP di Valentino Rossi a fine stagione, le cose per il campionato della Dorna diventerebbero molto difficili, ma torniamo alla Superbike: a Monza non mi stupirebbe venire a sapere che Tardozzi si ritrovi nell'ospistality dell'Altea Racing a chiacchierare del suo possibile rientro nel circus.


Sono il primo a dire che sono tutte ipotesi campate in aria, che è ancora troppo presto per tirare in ballo Audi, che i nuovi vertici hanno cose ben più importanti da decidere e pianificare prima di pensare alle gare, ma dopo una giornata passata a mangiare grigliate miste in un agriturismo di montagna, sono finito qui spiaggiato sul divano, quindi permettetemi di viaggiare un po' con la fantasia, mentre cerco di smaltire i bagordi culinari, sperando di rivivere momenti magici ed esaltanti come quelli vissuti con Tardozzi alla guida del team Superbike della casa Borgo Panigale.


Vedremo cosa succederà, a Monza avrò modo anche di parlare con chi ne sa veramente, non come me che sono un saltimbanco di internet e non un giornalista vero.


Baci,
UsuL