Pagine

lunedì 20 agosto 2012

Week end a stelle e strisce

La migliore immagine per descrivere Indianapolis
(Credit asphaltandrubber.com)
Il week end a stelle e strisce è finalmente finito, ma a quanto pare le stelle e le strisce non sono state solo quelle della bandiera statunitense, per i piloti del circus MotoGP le stelle sono quelle che hanno visto gli innumerevoli piloti che hanno "saggiato" l'asfalto di Indianapolis con il loro corpo e le strisce son state quelle tracciate delle loro moto cadute.

Quest'ultimo week end di gare americane è stato denso d'emozioni, forti e travolgenti, ma che nulla hanno avuto a che fare con il motociclismo sportivo: dall'indignazione per i soccorsi a Hector Barberà, sollevato da terra e messo sulla barella come se fosse un sacco di patate e che poi si scoprirà avere tre vertebre fratturate, alla sofferenza che ho provato anche io qui sul divano nel guardare uno Stoner con i tendini della caviglia lesionati, combattere per tutta la gara e riuscire ad arrivare quarto non ostante il dolore e il rischio di peggiorare la sua situazione, fino allo stupore nel vedere la Yamaha di Ben Spies che lo lasciava a piedi, ma in pieno american style: con una cortina fumogena così spettacolare da far invidia agli F-18 che sfrecciano sopra il circuito prima di ogni gara statunitense.

Indinapolis anche per quest'anno è finita e non posso non pensare che sarà anche il tracciato motoristico più grande del mondo, che potrà accogliere centinaia di migliaia di spettatori, ma sta di fatto che è stato concepito, costruito e viene utilizzato per dare spettacolo in un ovale, mentre decine di macchine stra potenziate corrono in tondo un giro dopo l'altro per centinaia di giri, quel tipo di gara che è facile da seguire anche dopo tre o quattro birre, mentre si addenta voracemente un hot dog, ma di certo non è fatto e non è preparato per ospitare il motociclismo, soprattutto quello delle delicatissime e super tecnologiche MotoGP.

Parlando del week end di gara si può dire che, se possibile, il circuito dei record ne annovererà uno nuovo: è riuscito a rendere noiose e piatte anche le gare di Moto3 e Moto2, abbassando il livello dello spettacolo a quello della MotoGP.

In Moto3 Vinales ha provato a dare un po' di spettacolo, ma ha trovato solo l'asfalto ad accoglierlo a braccia aperte, mentre è sicuramente degna di nota l'intelligenza del nostro Fenati che, visto il circuito che non conosce e che di sicuro non aveva intenzione di conosce meglio, strisciandoci sopra a pelle di leone, ha fatto una gara paziente e di conserva, senza stra fare, portandosi a casa un quinto posto che non entusiasma, ma che in ottica di classifica mondiale è più che ottimo.

In Moto2 c'è stata una sola voce fuori dal coro: quella di Corsi. Il pilota della Came Ioda parte dal dodicesimo posto in griglia, taglia il traguardo del primo giro in ventesima posizione, al dodicesimo giro è settimo, al diciottesimo è sesto, poi nel finale probabilmente le gomme gli presentano il conto e paga lo scotto di una rimonta così furibonda chiudendo ottavo. 
Ovviamente la regia internazionale della DORNA lo ignora, come si ignorerebbe un bambino viziato in cerca di attenzioni: far vedere un pilota che sorpassa tutti in quel modo potrebbe ricordare alla gente che lo spettacolo del motociclismo è quello, che siano le battaglie coltello tra i denti da guardare e non i riscontri cronometrici.
Poco male: non abbiamo potuto vedere la sua furibonda risalita nelle immagini televisive, ma c'è stata e possiamo solo che dare onore al merito di questo pilota che non sarà il prossimo divo della MotoGP come Marquez, ma che di sicuro ha corso una gara fenomenale, lo sa lui, lo sanno gli altri piloti che l'hanno visto passare e andarsene nei primi dieci e lo sappiamo noi, bravo Simone!


Parlando di italiani non si può non pensare a Iannone che però, da quello che ho capito, ha avuto problemi con le gomme e dopo una buona partenza, scattato dalla seconda casella, taglia il traguardo del primo giro in testa e dopo che un gasatissimo Aegerter lo passa, seguito a ruota dal solito Marquez, guida la rimonta ai due fuggitivi, fa anche segno a Espargarò di stargli in scia per andare a riprenderli, ma dopo poco più di dieci giri si ritrova decimo, il calo delle prestazioni è netto e Ianno riesce solo a contenere le perdite chiudendo alla fine della gara con un nono posto, alle spalle dell'arrampicatore Corsi e d'avanti al coriaceo Corti, creando così il pacchetto degli italiani: ottavo, nono e decimo, che se paragonato al pacchetto degli spagnoli, (primo secondo e terzo), non sembra un gran risultato, ma tant'è che dobbiamo accontentarci, e visto che tutti e tre hanno dato l'anima per arrivare in fondo alla gara, si meritano comunque i nostri complimenti!

Due note di colore, la prima sono le carene di Marquez: a Indianapolis è riuscito a grattuggiarle entrambe come fossero saponette della sua tuta, se pensiamo all'asfalto killer che ha mietuto vittime eccellenti come Stoner Spies e Hayden, vederlo grattare le carene in piega mi ha fatto venire i brividi. La seconda è la sfiga assurda di De Angelis, travolto dal belga Simeon che ha rischiato il tutto per tutto, con una staccata così al limite da superarlo cadendo a terra e travolgendo il pilota San Marinese, c'era in ballo l'onore della diciottesima piazza in classifica, non mi stupisco quindi che Alex abbia avuto una reazione a metà tra il disperato e l'incredulo, per fortuna si è limitato ai gesti, senza mettergli le mani addosso, ma sinceramente un richiamo al belga ci starebbe tutto: capisco il sorpasso al limite che finisce male, ma non di certo per la diciottesima posizione, senza speranze di andare oltre.

MotoGP, cosa dire di una gara che di per se è stata la solita noia mortale, vissuta negli acuti di Meda che annuncia con fervore il recupero di Lorenzo su Pedrosa: "ha guadagnato sette decimi di secondo! Ora è a meno di cinque secondi dal connazionale!"?

La gara intesa come competizione è tutta lì: il distacco più o meno abissale tra primo e secondo, seguito dal distacco più o meno abissale tra il secondo e il terzo.
L'unica bagarre di sorpassi coinvolge esclusivamente Stoner che, con i legamenti della caviglia strappati, il piede praticamente ingessato, indossando uno stivale di due taglie più grande per contenere il gesso, ha dato spettacolo lo stesso, sfiorando di poco la soddisfazione di arrivare sul podio. Soddisfazione che Dovizioso gli ha tolto, ma che in fin dei conti gli ha permesso di arrivare direttamente ai box, accasciarsi sulla sua moto per qualche istante ed essere portato il prima possibile nel suo camper, a riposare, dopo aver dimostrato una volta di più che i deboli di carattere non stanno a casa sua, ma che forse è meglio cercarli da un'altra parte, a lottare su una MotoGP contro le CRT.

Detto questo il resto della cronaca di questa gara che si preannunciava ad eliminazione viste le cadute di Barberà, Spies, Stoner e Hayden, si limita all'amaro in bocca un po' per tutti: per Pedrosa che vince, ma c'è subito chi gli ricorda che Stoner era rotto, per Lorenzo che arriva secondo, ma così distante che l'omino che sventola la bandiera a scacchi s'è fatto un hot dog tra l'arrivo di Daniel e il suo, per Dovizioso che si aggrappa ad un terzo posto, l'ennesimo scalino più basso del podio che sarebbe un successo con una moto clienti, non fosse che lo agguanta solo per la sfiga degli altri.

Di amaro in bocca per Crutchlow si parla più per il mercato piloti: dopo che il compagno di squadra italiano gli ha soffiato innumerevoli volte la scena in pista, il suo ingaggio in Ducati dell'ultimo minuto gli soffierebbe anche la moto ufficiale che tanto sognava. In gara si stende, ma in questo week end l'importante non era non stendersi, era non farsi male quando succede: è contento.

Ben Spies invece è sereno e tranquillo, lo ha dichiarato in un'intervista al sito "Asphalt and rubber", (asfalto e gomma per i non anglofoni), dopo l'esplosione del motore di ieri, il cedimento strutturale del forcellone posteriore di Laguna Seca, l'autodistruzione della gomma posteriore, il telaio rotto, insomma la lista dei "problemi tecnici" del pilota americano è infinita, quindi il buon Ben dice che l'ha presa con filosofia: ora si sta chiedendo cosa si romperà a Brnò, le scommesse sono aperte, fare il vostro gioco!

Gli unici veramente soddisfatti sembrano essere in primis Bradl, il pilota tedesco all'esordio in MotoGP è sempre lì, nei primi dieci, a lottare per quanto la sua Honda clienti gli permetta, per un posto onorevole nella classifica finale: il premio di esordiente dell'anno se lo merita tutto, anche se a ben vedere è l'unico esordiente in MotoGP, le CRT non contano, non si possono paragonare.

Anche Valentino Rossi è soddisfatto: è arrivato a fine gara, non si è fatto male, è riuscito a tenere a bada le CRT ed essendoci in pista le Ducati di Abraham così veloce da trovarsi in bagarre con le CRT ed Elias che non voleva far la fine del pilota che sostituiva, Barberà, finendo a fargli compagnia in ospedale, è riuscito a vincere ancora una volta il Trofeo monomarca Ducati MotoGP.

Passa quasi inosservato il povero Hernandez, il pilota colombiano che ha vinto la speciale classifica delle paramotociclette dette anche CRT: la sua gioia è incredibile, nel parco chiuso copre la sua moto con la bandiera colombiana, non sta nella pelle, almeno qualcuno di veramente felice a Indianapolis c'è stato.

Baci,
UsuL.

Nessun commento:

Posta un commento