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mercoledì 22 agosto 2012

L'informazione a senso unico è morta

Italia ... UNO!
Quello dell'informazione a senso unico, dove ci sono televisioni, radio e giornali che danno le notizie e il pubblico che le assorbe e basta, è un concetto in evoluzione, come tutto quello che riguarda l'uomo, e l'evoluzione che questa ha avuto negli ultimi dieci anni è stata quella di una sempre maggiore integrazione con la rete internet che però è per sua stessa definizione interattiva, che rende cioè tutti parte del processo informativo.

Lasciando perdere le dinamiche e le conseguenze di questa evoluzione nel mondo dell'informazione "seria", dell'attualità, della politica etc etc, questo modello di nuovo concepimento del giornalismo si sta applicando in modo selvaggio e spesso brutale, anche nel nostro piccolo mondo dello sport motociclistico.

Per certi versi io ne sono un esempio: pur essendo un semplicissimo appassionato, senza tesserino da giornalista e senza velleità di agire come uno di loro, ho comunque uno spazio in cui parlo, commento e riporto notizie, approfondendole, dando spunti di lettura e di interpretazione diversi, con un mio "pubblico" che nel corso dei mesi si è evoluto da amici e parenti, per arrivare a toccare chi non mi conosce anche nella vita di tutti i giorni, ma mi legge qui e basta.

Nei giorni scorsi ho letto discussioni infinite e insulti vari e variegati in diversi spazi internet, da twitter a facebook, indirizzati ai giornalisti di Mediaset, così ho deciso di ragionarci sopra, andare oltre l'insulto fine a se stesso, cercando di farmi un'idea sul perché si arriva a questi livelli.

Fermo restando la condanna alla maleducazione e la pochezza di spirito di chi, dietro ad un monitor, si permette di dire a chi lavora, (che sia o meno un buon lavoro), che "fa cagare", credo che ci sia qualcosa da capire da situazioni del genere, ci sia un filo conduttore dietro i continui attacchi, o i malumori che segnano sempre di più i commenti in rete degli appassionati: la mancanza di coinvolgimento.

Giusto per farvi un esempio concreto: sono appena finite le Olimpiadi di Londra, per la prima volta sono state seguite dall'emittente satellitare SKY, ma in quell'azienda hanno le idee chiare su come dev'essere l'informazione sportiva del presente, la sua interattività e il coinvolgimento del proprio pubblico in quello che da semplice commento a senso unico, diventa un'esperienza in qualche modo "corale" del vivere un evento sportivo minuto per minuto, non più "PER" i telespettatori, ma "CON" i telespettatori. Ed è per questo che per tutta la durata delle Olimpiadi, SKY ha offerto un servizio di aggiornamento continuo degli eventi e dei risultati anche su Twitter, in modo professionale e accurato, usandolo anche come mezzo per veicolare l'attenzione: in ogni messaggio, oltre al richiamo allo sport trattato nel messaggio e alla notizia in pillole, aggiungevano anche il canale del decoder dove poter vedere in diretta quello di cui parlavano.
Ma non è tutto: sul loro account twitter, oltre a lanciare tutte le notizie in pillole, rilanciavano anche i messaggi degli utenti comuni che seguivano il fluire delle notizie o l'evento sportivo in televisione, dando così la sensazione di essere partecipi all'evento, diventando essi stessi una notizia, o un commentatore per qualche secondo della propria vita.


Questo è quello che sta diventando l'informazione sportiva in internet: gli articoli o i commenti agli eventi, non sono più un flusso di idee e interpretazioni che ci colpisce e basta: diventano solo uno spunto per essere concordi o meno, per intavolare discussioni tra utenti che la vedono in quel modo e utenti che invece interpretano i fatti in modo diametralmente opposto, con buona pace per quei giornalisti che ancora pensano di essere dei maestri di sport, che dall'alto spiegano a noi gente comune come dobbiamo interpretare i fatti.

Nel caso della MotoGP, e più precisamente di Mediaset che la trasmette, questa interazione in pratica è nulla. L'unico esempio simile ad un'interazione sono i commenti del pubblico nella pagina del sito Sportmediaset.it, dove trasmettono le immagini delle prove libere e dei warm up, ma quei commenti sono riservati a chi si registra nel sito e soprattutto sono censurati preventivamente prima di essere resi pubblici. Avete capito bene, sono controllati, selezionati e poi pubblicati, nel malaugurato caso che il commento sia "scomodo", questo non appare a video, quindi non viene letto dai commentatori e non ha possibilità ne di visibilità ne tanto meno di replica. Lo so perché ho provato io stesso: sono stato "letto in diretta" più di una volta, così come ho visto sparire nel nulla, anzi, non comparire affatto, alcuni miei commenti probabilmente ritenuti scomodi o da non rilanciare, come quando, in occasione del GP di Indianapolis, ho chiesto se non fosse il caso di smettere di parlare di fanta-motociclismo, tra mercato e ipotesi di mercato per il 2013 e concentrarsi sul campionato e sulla gara attuali. Questo commento non è mai apparso, eppure non era ne offensivo, ne tanto meno inutile come "Cosa sono quelle lucette sulla tuta di Vale" che puntualmente qualcuno spedisce, ma che viene sempre approvato e rilanciato a tutti da chi si occupa di "selezionarli".

Una società come Mediaset, che ha rivoluzionato, nel bene o nel male, la televisione italiana, dovrebbe essere più che mai sensibile ai cambiamenti della televisione stessa e, così come è stata protagonista della nascita della seconda generazione della TV, dopo i decenni di monolitica presenza della RAI, dovrebbe essere pronta anche a questa terza generazione della TV: quella in cui i telespettatori diventano parte della notizia, partecipi in tutto e per tutto anche se solo pochi per volta, tutti con la speranza e la volontà di entrare a far parte della notizia, dando spunti di interpretazione personali che magari possano anche arricchire l'offerta dell'azienda.

I metodi e i modi per creare questa interattività ci sono e credetemi che non sarebbero un bene solo per noi utenti, ma lo sarebbero anche per loro, che così potrebbero gestire la cosa, invece di ignorare il fenomeno subendo così le reazioni di chi dal basso vuol farsi sentire e si sa che quando si viene ignorati, si tende ad alzare la voce, ma in un mondo come quello di internet dove non c'è volume, l'unico modo di farsi sentire è insultare, cercando di coinvolgere in quegli insulti tante più persone che si può.

Io la mia idea su cosa si può fare per creare un rapporto di fiducia reciproca e di coinvolgimento in prima persona tra i tanto criticati commentatori di Mediaset e il loro pubblico ce l'ho, vedremo se nei prossimi mesi ci arriveranno anche loro alle mie conclusioni e soprattutto se avranno intenzione di impegnarsi e come.

Baci,
UsuL

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