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lunedì 25 giugno 2012

Confessioni di un Ducatista confuso

L'interno del tendone "DOC" chiamato anonimamente
"International Village"
Dopo i quattro giorni di delirio rosso che i comuni mortali chiamano WDW2012, torno a scrivere nel mio blog che, oramai da qualche settimana, rimaneva muto e immobile a causa di problemi personali.


Siamo di nuovo nella nostra casetta tra le montagne del Trentino, finalmente respiriamo un po' d'aria fresca di montagna dopo quattro giorni di caldo torrido alla stregua del clima desertico del Sahara, che ci ha avvolti per tutti e quattro i giorni spesi nella riviera romagnola.


Questo per me era il terzo World Ducati Week, sulla carta il migliore di tutti, sulla carta il più spettacolare di sempre, sulla carta il più numeroso e partecipato, sulla carta però.


Gli ingredienti fondamentali per il successo di un raduno come quello organizzato da Ducati sono moltissimi ed è indubbio che non sia facile realizzare e coordinare un evento di queste dimensioni, ma l'ingrediente principale sono i ducatisti stessi e le loro moto, forse è questo che hanno dimenticato in Ducati: troppo concentrati su quello che sarebbe dovuto apparire all'esterno della manifestazione per capire quanto all'interno non funzionava. Questo WDW, tanto per capirci, è come una pizza con tanti ingredienti, ognuno dei quali buonissimo e fresco, ma che il pizzaiolo di Borgo Panigale ha amalgamato senza tanto pensare al risultato finale, a come i sapori di ogni ingrediente si sarebbero legati o meglio scontrati l'un contro l'altro, tralasciando di curare l'impasto della base: i ducatisti, generando quindi una pizza con tanti splendidi ingredienti, ma che nulla avevano a che fare l'un con l'altro e con una pasta troppo secca e mal lievitata.


Il WDW è prima di tutto il raduno mondiale dei possessori e amanti di Ducati, la scelta di organizzare tutti gli eventi principali all'esterno del circuito è stato a mio avviso una scelta fatta per "estendere" la partecipazione e la visibilità anche a chi non partecipava al raduno, ma allo stesso tempo ha svilito il valore di chi ha speso non pochi soldi per il biglietto del raduno stesso, spostando all'esterno, aperto a chi non aveva pagato nulla, momenti importanti e spettacolari come lo spettacolo con i piloti sul palco principale, atteso un po' da tutti come momento più importante del raduno stesso, spostandolo dall'interno del raduno alla piazza di Riccione, in mezzo ai maxi schermi dei bar che trasmettevano una partita degli europei di calcio che, pur essendo tra due squadre straniere, rubava l'attenzione e gli sguardi di molti dei partecipanti.


E proprio sul palco d'onore di Riccione, di fronte a migliaia di persone, (molte delle quali non facenti parte del raduno stesso), l'Amministratore Delegato di Ducati Gabriele Del Torchio, elogiava con parole importanti come "spina dorsale della Ducati" quei Club che però ha cercato di cancellare dal raduno.
E' forse un caso che il Dott. Del Torchio non abbia mai una sola volta chiamato i club con il loro nome: D.O.C.?
Se i club sono veramente la spina dorsale della Ducati, perché quest'anno sono spariti tutti i riferimenti alla loro esistenza dal WDW? Nelle scorse edizioni i DOC avevano il loro tendone di ritrovo, con all'interno tutti gli stendardi e i loghi di tutti i club del mondo, quest'anno il tendone c'era, ma senza riferimenti specifici ai club, senza stendardi, senza nulla che facesse sentire i soci in un'area che fosse realmente dedicata a loro.



Ecco quindi che Ducati, organizzando questo WDW che più di un raduno di Ducatisti, mi è sembrato forse un po' troppo una vetrina d'immagine per l'azienda in cui i partecipanti erano loro malgrado uno strumento di marketing più che altro, ha obbligato quella sua "spina dorsale" ha organizzarsi da sola momenti di ritrovo e di festa al di fuori del circuito e in posti diversi da quelli "previsti" dall'organizzazione, come la cena dedicata ai club, ma organizzata dal club DOC Borgo Panigale, o le serate dedicate a tutti al Dolce Vita, ma voluto e realizzato dal DOC Frosinone, che guarda caso sono stati i momenti di aggregazione tra ducatisti più belli e sentiti da tutti quelli che vi hanno partecipato.


Da qui nasce quel mio sentirmi un "Ducatista confuso", poiché non mi sembra giusto che mi sia sentito più Ducatista laddove l'organizzazione Ducati non era presente, piuttosto che dove la casa madre era l'artefice del momento: sono ducatista o clubbista?
Sento che c'è una sempre più marcata differenza tra l'essere parte dei club Ducati e l'essere un proprietario e appassionato di Ducati.
Questo mi confonde e rattrista, anche perché so che basterebbe molto poco per riconciliare queste due facce della stessa medaglia, con una gestione diversa dei club, con una maggiore attenzione alla convivenza tra soci dei DOC e vertici aziendali, con un lavoro mirato a trovare una soluzione che accontenti i club, ma anche il marketing aziendale.
Non è facile, lo so bene, ma è possibile, con le persone giuste, con la volontà di fare un bel lavoro, con una diversa attenzione alle dinamiche tra club e azienda, tutto questo si potrebbe fare e sarebbe sicuramente più redditizio per Ducati, sia da un punto di vista dell'immagine che da quello economico di conseguenza.
La silenziosa e, a quanto sembra, inarrestabile eliminazione del concetto di Desmo Owners Club che nemmeno tanto velatamente Ducati persegue oramai da qualche tempo è sbagliata: porterà solo ad una perdita di affetto al marchio, è la via più semplice per risolvere quello che appare un problema, quando non lo è.


Spero veramente che i vertici aziendali usino la stessa lungimiranza e impegno professionale che li ha portati a distinguersi sul mercato motociclistico, lanciando modelli che hanno spopolato letteralmente in tutto il mondo come la nuova Multistrada, la Panigale o la Diavel, per creare una gestione dei club interna al marchio di Borgo Panigale, che ne esalti le qualità e ne limiti le problematiche, dando chiarezza a come vuole porsi l'azienda nei confronti della caratteristica che molto più del telaio in traliccio, o del desmodromico, la distingue da marchi molto più importanti e popolari come Honda o Yamaha: i loro clienti più appassionati e fedeli, i loro soci ... "D.O.C.".


Baci,
UsuL