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domenica 14 aprile 2013

La disperazione bicilindrica: MotoGP e Superbike, non ci siamo!

Finirà anche lui con il mal di pancia come Stoner?
Il ducatista è allergico alle novità, è un assioma.

Nel corso degli anni l'estremismo dell'appassionato ducatista ha sempre "ostacolato" il progresso tecnologico in seno alla casa di Borgo Panigale, echeggiano ancora le urla scandalizzate di chi vedeva nell'introduzione del motore a quattro valvole invece di due, la fine della Ducati, così come ancora oggi si critica la serie 999/749, colpevole di essere diversa esteticamente dalla 916, il cui aspetto era rimasto invariato poi nelle sue due eredi, la 996 e la 998/748.

Anche l'addio al telaio in traliccio è stato sofferto e osteggiato dai puristi e forse, come nel caso del bambino che urlava "al lupo", questa volta i puristi avevano ragione, ma visto che in passato avevano pianto ingiustamente la fine della Ducati, questa volta non sono stati ascoltati più di tanto.

La scelta del motore portante nelle competizioni delle due massime espressioni del motociclismo, MotoGP e Superbike, è stata uno sbaglio.

Di solito non entro a gamba tesa con giudizi così netti e perentori, sopratutto perché sono il primo a ricordarmi che non sono un ingegnere, ne un meccanico, ma solo un appassionato con più passione che polso destro, ma dopo aver visto le due manche di Aragon mi sembra abbastanza chiaro anche ad un pollo come me che le moto di Borgo Panigale non curvano, arrivano impiccate in frenata e poi sembra quasi di leggere nel volto dei piloti il loro votarsi a Santi e Madonne sperando di riuscire a curvare.

Caso strano lo stesso problema che aveva Stoner nel suo ultimo anno in Ducati e Valentino Rossi nel suo primo: la ciclistica.

Nella MotoGP hanno cercato di metterci una pezza con un telaio posticcio che ancora oggi condiziona le prestazioni di quella che da "cenerentola della MotoGP" in grado di vincere un mondiale pur non avendo i mezzi e gli investimenti delle grandi case giapponesi, è diventata la barzelletta preferita da chi ne capisce più di palloni da calcio che di moto.
In Superbike non sarà così facile fare marcia indietro, sempre che si possano permettere di perdere così tanto la faccia.


Le moto che corrono il mondiale SBK infatti sono dei derivati, "vitaminizzati" della moto di serie quindi non possono semplicemente dire "Ah beh, raga, abbiamo scappellato! Spetta che mettiamo su un traliccio vah!": la moto deve rimanere fedele a quella venduta nei concessionari, anche se con tutte le modifiche del caso e cambiare il motore per aggiungere un telaio, mi sa che è un po' al di là delle modifiche permesse dal regolamento.

Quindi ben che ci vada questo mondiale si corre con la 1199 e penso che anche il prossimo la vedrà schierata regolarmente, poiché non credo proprio che si possa pensare ad una 1299 radicalmente rivista, con un telaio qualsiasi, pronta per il prossimo mondiale SBK e per la vendita.

Perché il problema è esattamente quello: la vendita.

La MotoGP è un laboratorio/vetrina, l'estremizzazione delle novità tecnologiche da adattare e portare successivamente nelle moto acquistabili, mentre la Superbike è la vetrina di quello che effettivamente un motociclista va poi a comprare nel concessionario ed è chiaro che piuttosto di ammettere che la scelta della moto senza telaio era sbagliata, in Ducati metteranno la testa sotto la sabbia e faranno finta di nulla, come già fecero con la MotoGP, Stoner prima e Valentino poi, visto che la Panigale stava per uscire sul mercato e il suo punto di forza doveva proprio essere quel motore portante che tanto assillava i nostri piloti in GP.

Ducati per tornare veramente competitiva dovrebbe ammettere l'errore, parziale se guardiamo i risultati nel mondiale Stock1000, ma pur sempre errore di utilizzare un motore portante che, a quanto mi è dato capire, non consente un controllo dell'assetto di moto super performanti come la 1199R e le varie GP10/11 etc.

A Borgo Panigale la nuova dirigenza si trova di fronte un brutta gatta da pelare: dover scegliere tra continuare a fare figure barbine nelle competizioni, o fare la figura barbina di ammettere l'errore e tornare sui suoi passi riguardo al motore portante.

Lascio a loro il dirimere questo problema, io mi accontenterei che Audi avesse la sensibilità di guardare al passato per trovare le soluzioni per il futuro, l'umiltà di comprendere quello che la precedente gestione non ha compreso: che la competizione non è una vetrinetta per vendere cappellini e magliette, ma è la vera anima della passione ducatista senza se e senza ma: preferiremmo una odiata 999 rivista e corretta che vinca, piuttosto di una 1299 super tecnologicamente estrema che però perde, tutto il resto è fumo negli occhi per chi la moto la usa per vantarsi al bar.