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lunedì 6 agosto 2012

Wetrace: il tana libera tutti di Infront?



Ieri a Silverstone il fantasma della disfatta organizzativa di Monza ha fatto capolino nei paddock del mondiale Superbike che sembra sempre più essere una versione professionistica dei guidatori della domenica: alle prime gocce di pioggia scatta il panico e tutti sembrano aver disimparato come si guida.


E' ovvio che professionisti del calibro di Melandri, Biaggi e Checa non sono dei novellini che si spaventano per la pioggia, eppure è quella la sensazione per chi, profano e spiaggiato sul divano, la domenica pomeriggio si gusta le gare con una birra fresca in mano.


Ma siamo sicuri che siano veramente così imbranati e paurosi se messi a confronto con le vecchie glorie che ci fecero sognare sotto la pioggia nel secolo scorso?


E' facile per chi, come noi frequentatori del Bar Sport, commentiamo da spettatori una situazione che però non viviamo direttamente. La tecnologia e le prestazioni dei mezzi con i quali corrono oggi sono così diverse ed estremizzate se confrontate con la 888 di Falappa, la stessa 888 protagonista del video della gara all'Osterreichring gara 2 del 1993 che tanti appassionati ancora oggi puntano come prestazione di riferimento, che potremmo tranquillamente affermare che sarebbe come paragonare una moderna R1 stradale con una minimoto. Meno cavalli, ciclistica meno estrema, moto più pesanti, ma sopratutto gomme diverse, molto diverse, forse troppo diverse.


Ed è su questo punto che oggi, dopo la gara di ieri a Silverstone, vorrei fare una piccola "riflessione aperta": su come e quanto "pesano" i pneumatici nel motociclismo professionistico di oggi.


Guardando le fasi concitate che hanno preceduto entrambe le partenze delle due gare di ieri in Inghilterra, mi sono ritrovato a riflettere sulla questione della scelta della gomma in relazione allo sviluppo delle condizioni climatiche: c'era pista bagnata, ma non troppo e non ovunque e in questo caso cosa scegliere?
Le slick ovviamente scivolano e non garantiscono al pilota di correre in totale sicurezza, mentre le moderne gomme da bagnato, per cercare la prestazione estrema, non permettono ai piloti di correre su una pista che non sia completamente e totalmente bagnata, perché se si corre su tratti non inondati, il pneumatico si scalda a dismisura, (normalmente sarebbe raffreddato dall'acqua), distruggendosi in pochi giri.



La direzione gara, (leggi i giudici chiamati da Infront), come troppo spesso accade ultimamente, approfittando del regolamento, dichiarano "Wet Race", gara sul bagnato per i non anglofoni, il che vuol dire sostanzialmente "La pista è bagnata, se parti lo fai a tuo rischio, se poi parti con le slick perché pensi che si asciugherà lo fai a tuo rischio e pericolo, sappi che noi non interromperemo la gara per la pioggia".
Questo discorso non fa una grinza: è idealmente giusto che una volta che la direzione gara dichiara una gara "bagnata", non la interromperà perché piove, non avrebbe senso, ma quello che mi da fastidio è che se Infront vuole questo carta bonus del "Wet Race", dovrebbe anche imporre a Pirelli, fornitore esclusivo dei pneumatici per il mondiale Superbike, la produzione di una gomma che garantisca sia il grip sicuro in condizioni di bagnato, sia anche la durata strutturale nel momento in cui la pista va ad asciugarsi.

Capisco che lo sviluppo tecnologico dei pneumatici nel mondo delle corse, è la base delle innovazioni poi introdotte nel mercato al dettaglio e che ha permesso a noi motociclisti della domenica a caccia del bar del passo con la migliore torta fatta in casa, di avere gomme bimescola con prestazioni e durata fino a qualche anno fa impensabili, ma credo anche che l'organizzazione del mondiale Superbike dovrebbe iniziare una riflessione seria e profonda su quanto questo sviluppo alla ricerca della prestazione assoluta, non stia portando le gomme ad essere così specializzate da essere non solo inutili, ma addirittura pericolose, in situazioni non perfettamente conformi a quelle previste dal produttore.


Il motociclismo della Superbike, (così come della MotoGP), non gode della possibilità di cambiare pneumatici come per l'automobilismo, per quei centauri le gare partono e arrivano, senza interruzioni, senza tattiche del cambio gomma, quindi il pneumatico che il pilota o il team sceglie al momento di partire, sarà quella che correrà tutta la gara, pensare di cambiarla vuol dire praticamente ritirarsi dalla gara, e senza nemmeno più la possibilità di avere la "seconda moto" pronta ai box per un cambio al volo, il regolamento impone ai piloti una scelta che non ha possibilità di ripensamenti.


A quel punto la regola del "Wet Race" da giusta, diventa sbagliata: perché è giusto che una volta dichiarata bagnata, la gara non venga interrotta per la pioggia, (a meno di condizioni così estreme da essere pericolose), ma sarebbe giusto che a monte l'organizzazione del mondiale avesse previsto di fornire ai piloti una scelta che possa essere sicura anche in condizioni non nette e precise, una gomma da bagnato che possa essere efficace sia sul bagnato pieno, ma anche sulla pista umida e che non si distrugga nel caso la pista si asciughi, certo con prestazioni inferiori ad una slick, ma che comunque sia possibile correrci senza paura che perda pezzi.


Si fa molto per la sicurezza dei piloti, sopratutto in questi tempi di prestazioni estreme, ma nel caso delle gomme mi sembra che ci sia sempre una certa riluttanza, come se si scegliesse di usare le gare come laboratorio delle prestazioni estreme, per poi sviluppare una gomma commerciale, ma senza contare che il mondo delle gare non corre solo nel bagnato estremo e solo nel sole cocente, ci sono mille sfumature metereologiche e a quanto pare la Pirelli non è in grado o non vuole impegnarsi per trovare una soluzione magari meno performante, ma più sicura.


A questo punto mi chiedo: non sarebbe meglio cercare di non estremizzare certi aspetti dell'agonismo motociclistico, in favore di una maggiore sicurezza che di sicuro non va a discapito dello spettacolo?


Dite la vostra nei commenti, se ne avete voglia.


Baci,
UsuL.

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