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mercoledì 18 aprile 2012

Ducati, la Germania e il bisogno di dire qualcosa

Oggi la notizia del giorno è l'acquisizione della Ducati da parte del gruppo Volkswagen, ne ho già parlato questa mattina, ma non è questo quello di cui voglio parlare, bensì delle reazioni della "gente comune" in rete.


Il trend che imperversa è negativo, su questo non c'è dubbio, nei commenti della gente imperversa la sensazione che un mito italiano è finito, che l'ultimo bastione italico ha ceduto all'invasione teutonica, ma è veramente così?


Torniamo indietro nel tempo, era il 1996, Ducati fino a quell'anno era di proprietà della Cagiva che la cede ad un gruppo di investimento americano, il Texas Pacific Group.


Aspettate, ho scritto 1996? Ma non era il mito tutto italiano?


Nel 2006 in effetti Ducati passa di mano dal TPG al gruppo italiano Investindustrial Holdings, ma sei miseri anni di gestione italiana rendono giustificato parlare della "fine di un'era"?
Credo proprio di no, anche perché è indubbio che la Ducati capitanata da Gabriele Del Torchio abbia fatto enormi passi avanti nello sviluppo della qualità delle moto, così come nella capacità di espandere la fetta di mercato occupata dalla piccola azienda bolognese, ma siamo proprio sicuri che sia stata gestita nel migliore dei modi?
Solo gli addetti del settore potrebbero rispondere a questa domanda, in primis i concessionari del marchio, che però non diranno mai pubblicamente nulla a riguardo, ma il clima della Ducati Investindustrial Holdings era molto diverso dal passato, io ho avuto la fortuna di provare sia quest'ultimo che quello del TPG e devo dire che con Minoli c'era un'attenzione maggiore per il cliente, prima che per il bilancio aziendale, non che ci sia nulla di sbagliato a pensare solo al fatturato, ma Ducati è fatta anche dalla passione dei suoi proprietari e Minoli questo lo sapeva bene e sono stati lui e la sua gestione a creare il famoso "mito" della Ducati, non di certo Del Torchio, che, come ho già detto, ha altri meriti, ma di certo non questo.



Quindi tutti quelli che in queste ore si stanno mettendo in mostra, facendo a gara a chi la spara più grossa, dal postare "Crucchi" nella pagina Facebook di Ducati, a quelli che la chiamano Ducataudi e altre amenità simili, prima di scrivere certe cavolate dovrebbero conoscere la storia dell'azienda prima di parlare, ma si sa, nell'era di internet non è importante il contenuto di quello che si vuole comunicare, l'importante è comunicare qualcosa, è commentare anche se non si sa nulla di quello che si commenta, è apparire, non essere.


Baci,
UsuL

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